Le Pelagie Hotel
SITI D'INTERESSE
La Porta d'Europa:
Inaugurato il 29 giugno 2008, la "Porta d'Europa" è un monumento dedicato ai migranti che affrontano le interminabili avversità, giungono nell'isola alla ricerca di una vita più dignitosa.
Si tratta di una porta in ceramica refrattaria di cinque metri d'altezza e tre di larghezza, realizzata dallo scultore italiano, l'artista Mimmo Palladino.
Il Monumento, posto in zona "cavallo bianco" tra cala spugne e "porto vecchio" è dedicato alla memoria dei migranti morti in mare, nel tentativo di giungere sulle coste dell'isola.
Riserva Naturale "Isola di Lampedusa"
La Riserva naturale orientata Isola di Lampedusa è una riserva naturale istituita nel 1995 dalla Regione Siciliana, che si trova sulla maggiore delle Isole Pelagie, in una zona di protezione speciale (ZPS) e sito di importanza Comunitaria, fra il Vallone dell'Acqua ad ovest e Cala Greca ad est, e comprende anche l'Isola dei Conigli" la bellissima spiaggia di Lampedusa che nel 2013 si è classificata come la spiaggia più bella del mondo al premio Travellers’ Choice Beaches Awards, indetto da TripAdvisor che elegge le spiagge più belle di tutto il mondo.
Alla spiaggia dei Conigli si accede esclusivamente a piedi, lungo un sentiero scosceso lungo circa 750 m. Per la sua fruizione occorre rispettare orari e norme comportamentali, contribuendo alla conservazione della tartaruga marina e godendo di un vero angolo di paradiso.
All’interno della Riserva è anche possibile seguire alcuni percorsi per l’esplorazione della costa e dei valloni e per l’osservazione di flora e fauna. Di grande interesse naturalistico e paesaggistico è l’itinerario che segue per circa 1,5 Km l’articolato percorso naturale del Vallone della Forbice, il più lungo e spettacolare canyon, di grande interesse vegetazionale, che sbocca nell’incantevole spiaggia di Cala Pulcino, dove il mare assume un intenso colore turchese. Molto suggestivo è il sentiero che da Cala Stretta conduce all’affascinante spiaggia di Cala Galera, dove nell’omonimo vallone si conservano gli aspetti residui della macchia mediterranea e alcuni splendidi esemplari secolari di Ginepro e di Carrubo. Ricco di emozionanti punti panoramici sulla costa occidentale della riserva è il percorso che segue le piste forestali al di sopra delle creste dei Valloni Profondo e dell’Acqua, attraversando il pianoro di C.da Sanguedolce, dove sono visibili gli interventi di ricostituzione della macchia mediterranea avviati dall’Azienda Foreste della Regione Siciliana. Infine, seguendo un percorso che collega tratti di vecchi sentieri con alcune piste militari aperte durante il secondo conflitto mondiale, si può ammirare l’incantevole panorama che sovrasta la Grotta Tabaccara.
La riserva è assegnata in gestione dall'assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana a Legambiente Sicilia.
Per info sulle escursioni e sul regolamento all'interno della riserva, visitare: http://www.legambienteriserve.it/isola-di-lampedusa-2/visitare-la-r-n-isola-di-lampedusa/
IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI PORTO SALVO
Varie testimonianze fanno risalire al tempo della Ouarta Crociata (1202-1204), voluta da papa Innocenzo III e guidata dai capitani Bonifacio di Monferrato e Baldovino di Fiandra insieme al doge veneziano Enrico Dandolo e mai giunta in Terrasanta ma deviata su Costantinopoli, la presenza ignota di una immagine di Maria Madre di Dio in una grotta alla radice del Vallone detto, appunto, della Madonna.
Il primo a farne cenno è lo storico e scrittore Fazello che nel 1568 racconta la presenza di ” una cappella consacrata a Maria in una grotta”. Vent’otto anni dopo, nel 1596, il cronista Lorenzo d’Anania conferma che «arde continuamente una lampada davanti alla immagine di Nostra Dama cui non è mancato l’olio rifornitovi sempre da nocchieri cristiani e maomettani». Più tardi, nel 1623, Felice Astolfi precisa che « … trovasi a Lampedusa una cappella con dentro l’immagine della Madonna … » e nel 1655 il viaggiatore Pagnozzi aggiunge « … degna di gran venerazione è la Madonna di Lampedusa dagli stessi turchi onorata e riverita … »
Persino il corsaro spagnolo Contrares conferma e descrive l’esistenza e la forma della grotta che ospitava l’immagine della Madonna e conclude cristiani e turchi depongono colà viveri da servire per i naufraghi e gli schiavi fuggiti. Però nessuno deve prendere più del necessario. Se lo facessero sarebbe impossibile per costoro riuscire ad uscire dal porto».
Più precisa è la citazione dello scrittore Francesco Maggio (1657): «La bellissima statua della Madonna di Trapani, scolpita a Cipro nell’anno 730 e da Gerusalemme trasferita da alcuni cavalieri templari della città di Pisa, correndo tempesta il naviglio che la portava, sì salvò in Lampedusa. Di essere ivi stata la statua di Nostra Signora ne serba la memoria in fino a oggi una piccola “chiesetta cui anche i barbari sogliono venerare”
Le notizie più dettagliate le fornirà il governatore della “nuova colonia” Bernardo Maria Sanvisente, nella sua minuziosa relazione a Ferdinando II. A proposito della «cappella consacrata a Maria in una grotta» così scrive: «Nel Vallon de la Madonna eravi una chiesetta con antichi abituri, una casa diroccata e diverse grotte. Nella chiesetta, che trovai in meschino stato, eravi una statua della Vergine mutilata e gettata al suolo. La feci restaurare e disposi che ogni 22 settembre si cantasse una messa onde solennizzare il giorno del restauro e del possesso dell’isola avvenuto il 22 settembre 1843 quando con due piroscafi ed a nome del governo borbone sbarcammo a Lampedusa.
La chiesetta suddetta serviva dapprima a doppio uso. Infatti, al mio giungere nell’isola, all’ingresso c’era una stanza chiusa da un cancello e tutt’intorno alcuni sedili di pietra ed altre cose all’uso della religione dei turchi. Questo locale serviva per gli arabi che transitavano per qua e desideravano fare le orazioni di loro religione. Più in fondo, aperto il cancello, si presentava un secondo locale ove i fedeli che desideravano visitare la miracolosa immagine trovavano l’altare cristiano con sopra la Santa Vergine già mentovata».
Da questo racconto si potrebbe dedurre che già da allora, nei fatti più che nelle intenzioni, ancora oggi declamate ma poco realizzate, l’unità delle religioni, almeno delle due antagoniste storiche, quella dell’Islam e quella di Cristo, era stata realizzata nella piccola sperduta isola di Lampedusa e ai piedi di una statua della Madonna.
In merito al «doppio uso» cristiano e maomettano descritto dal Sanvisente la leggenda vuole che nella chiesetta abitasse un eremita che possedeva
spiccate qualità di diplomatico. Quando a visitare la chiesetta erano i maomettani (turchi) l’eremita innalzava in qualche luogo una bandiera con la mezzaluna; quando a visitarla erano i cristiani innalzava una croce. In tal modo l’eremita otteneva dagli uni e dagli altri aiuti e protezione senza compromettersi. Dopo il restauro fatto eseguire dal Sanvisente la chiesetta assunse la forma attuale e la statua della Madonna, in pietra pesante circa 150 chili e di fattura alquanto primitiva, prese il nome di Madonna di Porto Salvo perché eletta a protettrice della gente del mare. Durante l’ultimo conflitto mondiale un bombardamento aeronavale, distrusse gran parte della cittadella e delle fortificazioni difensive, non risparmiò il santuario pur lasciando intatta la statua della Madonna. E poiché non ci furono vittime umane, la popolazione di Lampedusa è, ricostruì il piccolo tempio in segno di riconoscenza alla Vergine protettrice. Il parroco, l’attivissimo sacerdote don Giuseppe Policardi, ha provveduto
e provvede con generosità personale alla manutenzione del piccolo santuario e lo ha abbellito con un giardino fiorito di notevole bellezza. I necessari restauri annuali, che esegue con cura e dedizione, sono sostenuti dalle offerte che provengono in massima parte dai lampedusani emigrati. Accanto al Santuario sono accessibili alcune grotte, ampie e intercomunicanti, che sono le medesime nelle quali si rifugiavano naufraghi e schiavi fuggiaschi e, più tardi, utilizzate anche dai primi coloni trasferiti a Lampedusa con il governatore Bernardo Maria Sanvisente.
Sono visibili sia le primitive pavimentazioni in pietra grezza sia gli incavi in cui erano infilate le estremità dei pali della grande mola usata per la macinatura del grano.
Accanto ad una grotta, e tuttora attiva, c’è una grande cisterna che raccoglie l’acqua piovana che vi confluisce dai sovrastanti canali naturali. Una doppia vaschetta in pietra serviva e serve per il travaso dell’acqua prelevata con i secchi e da qui canalizzata verso un imbuto in pietra sotto cui si poneva il recipiente in modo che nessuna goccia andasse perduta o bagnasse i piedi di coloro che attingevano.
indipendentemente da ogni motivazione religiosa, è interessante visitare questo santuario perché è uno dei pochissimi reperti quasi archeologici reperibili nell’isola. Appartiene comunque alla storia-leggenda di Lampedusa.
Tratta da “Le Isole del Sole” di Enzo Mancini
U. Mursia Editore S.p.A. – Milano
Centro di recupero delle tartarughe marine:
Il Centro Soccorso annualmente ospita circa cento tartarughe marine: la maggior parte di esse viene accidentalmente catturata con gli ami e con le reti, ed arriva al piccolo ospedale grazie alla preziosa e fondamentale collaborazione dei pescatori di Mazara del Vallo, di qualche operatore a Lampedusa, fra cui fondamentale è il supporto delle Forze dell'Ordine con le vedette a mare della Capitaneria di Porto, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Molte tartarughe arrivano dalla Sicilia, dove le squadre del WWF, specialmente le guardie della Riserva Naturale di Torre Salsa, Paceco e Capo Rama, affrontano i viaggi di collegamento dalle Capitanerie dove l'animale è stato trasportato al traghetto di Porto Empedocle, con qualsiasi tempo e a qualsiasi orario! Il Centro Soccorso vive grazie all'impegno di volontari, italiani e stranieri, che soprattutto nei mesi estivi coadiuvano il personale presente nelle attività di monitoraggio, recupero, cura e marcatura delle tartarughe marine e nella informazione e sensibilizzazione dei turisti che ogni anno visitano l'isola.
Il Centro Soccorso Tartarughe Marine accoglie i visitatori che incuriositi intorno alle vasche di convalescenza chiedono notizie sulle pazienti in degenza. Con passione e tenacia i volontari, provenienti da tutt'Italia ed a volte da più lontano, spiegano le varie situazioni cliniche, i problemi connessi alla sopravvivenza di questa specie in estinzione, il lavoro svolto a protezione delle tartarughe: dai loro volti traspare tutto l'amore che mettono in questa particolare attività di volontariato che ogni anno consente a Lampedusa di salvare oltre 150 tartarughe marine.
Perché, nascosta dietro i vetri, c'è una strana stanza dei miracoli: la piccola ma attrezzata sala chirurgica! Quante emozioni, avventure, lacrime, sorrisi fra quelle semplici mura, condivise con i veterinari, i biologi ed i volontari del Centro Soccorso.
Le tartarughe che arrivano a Lampedusa a volte hanno fatto tanta strada, come la piccola tartaruga chiara proveniente dalle Egadi: una lenza abbandonata in mare le si è attorcigliata intorno la pinna ed il collo, rischiando di strozzarla, e causando la cancrena della pinna.
Ma la squadra di veterinari del Centro, coordinata dal Prof. Di Bello dell'Università di Bari, è riuscita a bloccare l'infezione e ridurre il moncherino; ora la piccola paziente, seppur con una pinna in meno, è pronta piena di salute a tornare in mare.
Proprio come la tartaruga arrivata da Palermo, con una brutta infezione polmonare, ormai risolta. In questi mesi le operazioni per l'estrazione di ami o lenze, un pericolo subdolo ma frequente, sono state continue: sono momenti emozionanti, indimenticabili!.
L'ospedale delle tartarughe si trova al porto vecchio.
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Il Tramonto:
Percorrendo la strada "panoramica" all'ora del tramonto, sarete attratti da un suggestivo spettacolo di colori che vi lascerà senza fiato.
Sarà possibile ammirare anche le scogliere a picco sul mare e lo scogli a Vela e il Faraglione.
Tornando verso il paese, una sosta merita "Il Faro".
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Altro punto d'interesse e il faro di Capo Grecale da dove si gode di un bel panorama sulla costa che qui è già alta come per tutto il lato nord. Il faro di Capo Grecale, costruito nel 1855, assolve una funzione fondamentale per la navigazione di queste bellissime acque
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CASA TERESA:
Il Dammuso Grande di Casa Teresa rappresenta la memoria archietettonica di Lampedusa. La Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Agrigento, ultimati i lavori di restauro, ha inaugurato il nuovo spazio museale con una mostra documentaria dedicata al dammuso lampedusano, al recupero e alla fruizione delle aree archeologiche e alle emergenze paesaggistiche dell'isola.
Con questa iniziativa si è così restituito alla fruizione dei locali e di tutti gli ospiti dell'isola, un sito di notevole interesse monumentale ed etno-antropologico, facendone un luogo di storia ed identità culturale che darà impulso alla conoscenza e alla piena valorizzazione delle risorse dell'isola.